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CONSEGUENZE DI UNA INIZIATIVA PERSONALE
“Hanno ragione loro. Non so come diavolo faccio ogni volta a cacciarmi in questi guai! Devo imparare a pensare prima di agire o, per lo meno, avvisare prima di agire! Tanto ormai è tardi e, se riesco a portare la pelle a casa, avremo un tassello in più per trovare il covo di “M.” Devo solo riuscire a togliermi dai piedi questi cani da caccia….” Questo pensava Bretagna mentre tramortiva l’ennesimo uomo armato sbucato dagli alberi di quella intricata foresta; ma non fece in tempo ad abbassare l’arma che avvertì un dolore lancinante al fianco. Ebbe pochissimi secondi per realizzare di essere stato colpito da una grossa arma da fuoco che gli aveva squarciato il lato sinistro del busto: ora non doveva assolutamente perdere la concentrazione. In quelle condizioni non poteva andare lontano né controllare bene i suoi poteri e tuttavia doveva assolutamente trattenere il dolore e sottrarsi in qualche modo ai suoi cacciatori. Dovette essere concentrato e rapidissimo per togliere i vestiti, nasconderli sotto un cespuglio e rendersi invisibile utilizzando il suo vecchio trucco del camaleonte. Non sapeva quanto tempo avrebbe potuto resistere, ma doveva tentare; se lo avessero preso non avrebbero fatto troppi complimenti nell’eliminarlo: quella gente non aveva certamente “curiosità scientifiche” e doveva aver avuto l’ordine di uccidere. Forse erano anche impreparati a ricevere una visita da parte del gruppo “00”: non davano l’idea di essere troppo informati sulla presenza di G.B. o di un suo “simile”. Bretagna sentì gli uomini passargli vicino e imprecare, increduli di essersi fatti seminare da un uomo ferito; lo scagnozzo che aveva fatto centro fu perfino messo in dubbio dai suoi stessi compari. Poi, le voci cominciarono a sembrare ronzii deformati; Bretagna non capiva più se erano vicine o lontane; il dolore divenne insopportabile e perse i sensi.
Passò un tempo indefinibile. Quando riprese conoscenza fu come affrontare i postumi di una sbornia. Inizialmente non riusciva ad aprire gli occhi. Per un istante sperò di aver fatto un brutto sogno, ma realizzò immediatamente che così non era. Le palpebre gli sembravano più pesanti di una saracinesca e quindi si concentrò sui rumori. Avvertiva il suono di un ventilatore e delle voci di bambini che giocano in strada. Successivamente, vicina, una voce di ragazzina, che certamente parlava di lui.
- Nonno! Nonno! Si sta riprendendo!!
A quel punto Bretagna aprì di scatto gli occhi e, istintivamente, tentò di alzarsi, per ricadere immediatamente trattenuto dalla ferita. La ragazzina gli venne subito incontro. – Devi stare calmo. Ti abbiamo trovato stamattina nella foresta. Il nonno ti ha medicato, ma non ha voluto portarti all’ospedale. Comunque qui sei al sicuro. –
La frase “sei al sicuro” ebbe un effetto calmante su 007, che tirò un respiro di sollievo. Si guardò attorno: era in una stanza piccolissima al pianoterra: la finestra era aperta e, attraverso le tende trasparenti, si intravedeva una strada fangosa; la ragazzina accanto a lui poteva avere al massimo 16, 17 anni, capelli scuri avvolti in una treccia rigirata attorno alla nuca, occhi chiari e delle lentiggini delicate che le davano un aspetto quasi infantile, a dispetto delle labbra carnose e delle forme armoniose del suo corpo.
- G..grazie. Chi sei?-
- Questo dovresti dircelo tu. Cosa ci facevi nudo nella foresta? -
- U..uh! – improvvisamente Bretagna ricordò questo “piccolo” particolare! – ehm…facevo il bagno!
La ragazzina rise.
- E dove? Nelle foglie morte?-
- Ok. A tutto c’è una spiegazione e posso assicurare che le mie ragioni erano più che valide. Questo, purtroppo, non implica che le suddette ragioni possano essere condivise con qualcuno e di ciò mi dolgo, pur convenendo che chi mi ha salvato la vita dovrebbe conoscerle.-
A questo punto la ragazzina lo guardò interdetta: non sapeva se ridere o se stupirsi che una persona, moribonda fino a due secondi prima, potesse parlare in quel modo.
- Ma… ma come parli? Sembri un libro scritto! -
- Me lo dicono tutti: deformazione professionale! -
- Perché, cosa fai? -
Non ebbe il tempo di rispondere perché sulla porta era giunto un uomo anziano dal fisico imponente.
- Te lo dico io cosa fa: aveva una tresca con qualcuno e un fidanzato geloso gli ha sparato…o magari una fidanzata, considerando che il nostro amico ha un inequivocabile accento inglese! - Bretagna ci mise due secondi per capire la battuta, ben poco lusinghiera nei confronti suoi e di suoi connazionali!
- Signore le assicuro che non è così…anzi…- stava per ribattere, ma poi pensò: “ok, mi ha servito la scusa su un vassoio d’argento!” - … effettivamente…devo ammettere che non è buona abitudine intrattenersi con una SIGNORA sposata sapendo che ha un marito geloso!-
- Bene, amico. Ora hai imparato una nuova lezione di vita. Evelyn, lasciaci soli.
- Uffa, nonno! Proprio adesso!
- Vorrei parlare da solo col nostro ospite e tu…sono già le 19.
- Va bene, vado!
Quando Evelyn fu uscita, l’uomo tirò fuori un fucile, sedette accanto al letto e appoggiò il mento sul manico.
- Bene, amico. Adesso parliamoci chiaro, visto che mia nipote se n’è andata ed è stata lei a volerti salvare: non so cosa diavolo tu sia, ma devi andartene alla svelta. -
- Già. Quasi dimenticavo: se mi ha bendato la ferita si è accorto che non sono esattamente una “ persona” come le altre!-
- Non solo: avevi dei dolori molto forti e ti ho iniettato della morfina: bè, non ho mai visto un tale così lucido dopo aver ricevuto quella dose!
- Morfina? Ecco perché non sentivo nulla! Effettivamente, da quando ho “acquisito” questo corpo, mi dolgo di avere una reazione piuttosto labile alle sostanze psicoattive, alcool incluso! Il vantaggio è che se non si esagera, si è sempre sobri; lo svantaggio è che, per non essere sobri, bisogna davvero esagerare!
- Basta con le chiacchiere. Dimmi chi sei e sparisci alla svelta dalla mia vita: abbiamo già troppi guai!
- Scusi, signore, ma se le dicessi chi sono la metterei nei guai! Ad ogni modo ha fatto già troppo per me. Vorrei poterla ricambiare, un giorno. Ma è meglio che vada: i miei amici mi rimproverano sempre di lasciarmi scappare una parola di troppo! A proposito: ho un bisogno vitale di un telefono.-
- Non ne abbiamo. Qui i telefoni cellulari non prendono e avere una linea fissa costerebbe troppo. Se vuoi un telefono pubblico devi andare in paese; c’è l’ultimo bus navetta che passa da qui tra un’ora. Ti ho lasciato dei vestiti su quella sedia: erano di mio figlio; i miei non ti andrebbero.
- La ringrazio.
Il vecchio uscì dalla stanza.
“I vestiti di suo figlio. Chissà che fine ha fatto. Ad ogni modo devo farmi forza e raggiungere il paese prima che passi l’effetto della morfina. In questo stato sono troppo vulnerabile, senza contare che ignoro le conseguenze di una simile ferita e... comunque non voglio conoscerle!….” Mentre era immerso in questi pensieri Evelyn si affacciò sulla porta. Bretagna si coprì istintivamente col lenzuolo e la ragazza rise.
-Non preoccuparti. So com’è fatto un uomo nudo! Sei piuttosto pudico per essere un fedifrago che si lascia andare fuori dalle mura domestiche!-
- Umpf ! Non sono affatto pudico, ma non è simpatico mostrarsi a una bambina!
- Una bambina? Davvero mi vedi così?
- Bè… si. Anche se sei molto carina sei pur sempre una bambina!
- L’espressione di Evelyn si fece strana, quasi indecifrabile. Ai suoi orecchi quelle parole sembravano al tempo stesso un insulto e un complimento.
- Come ti pare. Io.. devo andare al lavoro.
- Lavori? Fai la cameriera in qualche locale?
Il viso della ragazzina si fece leggermente cupo.
- Riposati, altrimenti non guarisci.
- Grazie, sto bene. Andrò via stasera. Ti saluterei come si deve, se fossi più presentabile!
- Considerami salutata. Buona fortuna!
007 restò vagamente turbato da quel bel viso tra il seccato e il malinconico. Quando Evelyn se ne andò indossò i pantaloni e la leggera camicia del padre della ragazza. C’era anche una cravatta scura, che indossò lasciandola aperta sul collo… quel dettaglio della cravatta lo colpì: quel vecchio sembrava così duro, e poi si curava anche di un simile particolare! Bretagna andò dal vecchio, che se ne stava seduto nel piccolo soggiorno, quando le fitte di dolore si fecero nuovamente sentire. –Tieni.- disse l’uomo porgendogli due fiale e una siringa – portati queste dietro. Sicuramente saranno più utili a te che a me.-
G.B. ringraziò nuovamente e lasciò la casa. Trovò facilmente la fermata dell’autobus e mentre il mezzo si muoveva traballante nelle ultime luci del giorno tra quelle casupole circondate dai boschi dirigendosi verso un centro abitato più grande, guardava fuori tentando di orientarsi e ripercorrendo mentalmente gli ultimi eventi.
Lui e i suoi amici erano riusciti a mandare a fuoco la nave di M. con il suo carico di armi e droga, ma il piccolo aereo con a bordo mr. Harley e un paio di suoi fedelissimi era riuscito ad allontanarsi mentre un piccolo esercito teneva impegnati Joe, Albert e Chang. Lui era riuscito per un soffio a nascondersi a bordo con uno dei suoi soliti stratagemmi, totalmente ignaro della destinazione e senza informare i suoi compagni (che adesso sicuramente lo cercavano ovunque). “Adesso saranno preoccupati, ma quando mi vedranno saranno infuriati, soprattutto Jet e Chang! Brrr!”; intercettato dai nemici poco dopo l’atterraggio, Bretagna non poteva far altro che darsi alla fuga: gli uomini che lo braccavano erano troppo numerosi e gli stavano troppo addosso per permettergli di ritentare uno dei suoi trucchetti. Il resto è storia nota. Ora doveva prima di tutto:
a) capire dov’era; b) trovare il modo di comunicare con la base.
Tentare di recuperare uniforme e arma nel bel mezzo della foresta era l’ultima delle cose da fare. Era disarmato, ma poteva sempre contare su qualche piccola trasformazione, visto che, fortunatamente, il suo “centro di accensione” non era stato danneggiato.
Giunto nella piccola cittadina, non fu difficile rintracciare un locale. Ora doveva procurarsi due soldi per la telefonata e, volendo, per una birra. Guardò un tavolo con alcuni giocatori.
“Che faccio, ci provo?” per un istante la mente andò alle partite giocate con i suoi amici “Naaa!!Se la fortuna mi arride allo stesso modo allora rischio di nuovo di mettermi nei guai!” buttò di nuovo un occhio “certo, quel gruppetto non sembra eccellere in bravura e, per di più, sono quasi mezzi cotti dall’ alcool. Forse forse potrei tentare…” la faccia di Chang gli si materializzò letteralmente davanti come una seconda coscienza e diceva: “Non fare idiozie! Piuttosto chiedi a qualcuno di darti una mano. Tu sei negato per il gioco, vedrai che ti ritroverai in mezzo a una rissa…” Chang parlava ancora mentre Bretagna si autoinvitava tra i giocatori e iniziava la partita. Rianimato dalla presenza di un forestiero, il gruppetto sembrava leggermente più vitale. Per fortuna, questa volta, 007 aveva visto giusto: erano persone tranquille, che puntavano lo stretto indispensabile e non si erano neppure resi conto che lui non aveva appoggiato nulla sul tavolo all’inizio della partita! Con poche mani Bretagna aveva raggranellato quello che gli serviva e si recava al bancone per bere qualcosa, chiedere di un telefono ma, soprattutto, scoprire in quale posto si fosse cacciato. Alla domanda “dove ci troviamo esattamente?” il barman fu colto da ilarità e Bretagna lo assecondò.
- Perché, come se arrivato qua?-
- In autostop, poi mi sono perso. L’unica cosa che so è che siamo in nord America, correggetemi se sbaglio!
- No, amico, non ti sbagli. Come dato geografico è già tanto, non ti pare?-
- Certamente, ma volendo essere un tantino più precisi?-
- Siamo a Springfield!-
- Un tantino più precisi? Ci saranno 100.000 paesi con questo nome!-
- E che vuoi, pure le coordinate?-
- Potendo!-
- Senti, dov’è che sei diretto?-
- A New Orleans.- mentì con disinvoltura.
- Dista circa 800 km da qui, km più km meno!-
- Perfetto! Ora dico a Joe che sono a Springfield a 800 km, km più km meno, da New Orleans!-
- E come ci arrivi? -
- Dove?-
- A New Orleans!-
- Ah, si. In autostop!-
- Fantastico, amico! Se sopravvivi mandaci una cartolina! Comunque, se vuoi fare una telefonata, l’apparecchio è sul retro. Devi uscire all’esterno.
- Grazie. – Bretagna pagò la birra e si diresse al telefono. “almeno faccio sapere che sono vivo e 001 saprà come risolvere il problema!”
La strada era deserta. Quel po’ di movimento che c’era in giro pareva concentrato nel locale. All’improvviso sentì i rumori di una colluttazione e una voce femminile piangere e supplicare: - Lasciami!!Ti prego, non farmi male, farò quello che vuoi, ma non farmi male! – I rumori provenivano da una finestra al piano terra. Per 007 correre in quella direzione fu un fatto istintivo, nonostante la ferita ricominciasse a farsi sentire e gli bloccasse i movimenti.
- Maledizione, la mia telefonata dovrà aspettare ancora qualche minuto!-
Nonostante le forze dimezzate, saltò nell’abitazione e intravide una donna seminuda che si dimenava mentre un tizio cercava di bloccarla contro il muro; placcò l’individuo scagliandolo a terra dalla parte opposta della stanza.
-Lasciala subito!! Non si importunano le signore!
- Quella è una puttana!
- Chi se ne frega! Se urla vuol dire che la stai importunando!
- Non vuole prenderla nel….A me nessuno dice di no!
- Scusa, amico, anch’io sono un attore, ma non è che se vuoi farmi recitare il copione di “Paperino idraulico” io lo devo fare per forza perché recito!
- Eh? Che cazzo vuoi? Sparisci, matto, o ti ammazzo!
- Questo è un tantino più difficile. E’ più facile farmi recitare Paperino!-
L’uomo estrasse un grosso coltello e tentò di affondarlo nello stomaco del suo aggressore, ma rimase esterefatto quando Bretagna si scansò con una rapidità da lui non prevedibile, lo disarmò colpendogli il polso e gli torse il braccio quasi fino a spezzarglielo puntandogli alla gola la sua stessa arma!
-Adesso chiedi scusa e sparisci tu!- l’uomo farfugliò delle scuse e fuggì via, agitato come una bestia ferita, imprecando e minacciando.
-Sei già morto, bastardo! Tu e la puttana siete morti!-
Passata la scarica di adrenalina, 007 si appoggiò contro il muro e solo allora sollevò lo sguardo verso la donna; trasalì quando, nella figura seminuda raggomitolata sul pavimento con i capelli sul viso e il trucco pesante che le colava sulle guance, riconobbe la piccola Evelyn!
-Tu?!? C..che cosa fai qui?
La ragazzina ridacchiò tra le lacrime. – Con tutto questo casino ancora non l’hai capito? Faccio il “mestiere” che hai sentito poco fa. Faccio la puttana!- a questo punto pianse a dirotto.
Bretagna capì che non era ancora il momento di lasciarsi andare: l’uomo poteva tornare con dei “rinforzi” e lui non era nelle condizioni adatte per combattere.
-Coraggio, sei ferita? -
- N…no, non credo…-
- Forza, copriti con questa vestaglia, prendi le tue cose e scappiamo via!-
- Ma…così Mark si arrabbierà ancora di più!-
- Il pub è qua dietro: prenderà una camomilla e si calmerà! Muoviti, non posso permettere che ti faccia del male!-
- Non accompagnarmi a casa, ti prego! Mark potrebbe andare lì e coinvolgerei anche il nonno… -
- Bene. Allora andiamo altrove! -
- E dove?-
- Questo non lo so: sei tu quella del posto! C’è un luogo isolato dove non gli verrebbe in mente di cercarti?-
Evelyn cercò di pensare in fretta: l’avrebbero cercata dai suoi conoscenti lì vicino o in qualche locale…un posto isolato….
- Si. C’è la “casa dei fantasmi”, una villetta abbandonata a circa 200 metri da qui. -
Si allontanarono in fretta, appena in tempo per sfuggire ai sette ceffi radunati da Mark.
Raggiunsero la vecchia casa, superarono cancelletto e giardino e si infilarono da una porta secondaria. Bretagna teneva la ragazzina stretta per mano. La condusse al piano di sopra sui gradini cigolanti, fino a raggiungere quella che sembrava essere una stanza da letto. Finalmente si fermarono e 007 poté sdraiarsi sul pavimento, trattenendo a stento le fitte.
- Perché siamo saliti fin quassù?-
- Perché in questo modo ci accorgeremo più facilmente se vengono a cercarci e p...perché qui è… più facile nascondersi o… scappare: c’è…c’è una scala di legno proprio… in corrispondenza…d… di questa finestra!-
- Ma tu stai male! Che cosa posso fare?-
- N…niente, è tutto s…sotto controllo… s…scusami…dammi la morfina che mi ha consegnato tuo nonno…-Evelyn non riusciva a fare nulla, era completamente frastornata. Bretagna preparò da solo la siringa e si iniettò la sostanza nel braccio. Essendo un cyborg, dovette aspettare qualche minuto per sentirne gli effetti, ma finalmente si rilassò e sembrò non avesse nulla. Tirò un forte respiro.
- E pensare che fino a qualche giorno fa detestavo le iniezioni!-
Vedendo che si era ripreso, anche Evelyn parve tranquillizzarsi.
- Quindi lo conoscevi, quel tipo simpatico come una ragade!-
- Certo. Qui più o meno ci si conosce tutti. Si chiama Mark Olden ed è un uomo di mr. Harley, e vorrei non aver fatto la stupida con lui: adesso, per colpa mia, siamo tutti nei guai. -
- Un uomo di Harley? Che fortuna! -
- Eh? Che cosa stai dicendo?-
- Lascia perdere. Ti basti sapere che sono qui sulle tracce di questo tizio. Il resto non conta.-
Ci fu un minuto di silenzio. Le travi scricchiolavano e le ragnatele appese al soffitto danzavano sotto gli spifferi delle finestre.
-Tu dici che ci saranno davvero i fantasmi, qui dentro?- chiese la ragazzina stringendosi a lui sul pavimento.
- Non lo so. Quello che sicuramente non ci sarà è un telefono funzionante! Il che è un paradosso, nell’era delle comunicazioni!- Poi Bretagna si voltò a guardarla. – Stai ancora così? Perché non indossi i vestiti che hai nello zaino? Stai tremando di freddo!
- N…non è freddo. E’ paura. – Bretagna non le chiese niente: anche lui era spaventato, in quel posto, in quella situazione, con una ragazzina da proteggere senza sapere dove andare e con quegli scagnozzi che certamente si sarebbero ritorti contro la famiglia di lei; tra l’altro, se quel tale era un uomo di Harley, avrebbe potuto fare due più due e non tardare a riconoscere in lui la spia fuggita nella foresta la notte prima. Evelyn non intendeva muoversi e continuava a cercare un suo abbraccio. La strinse a sé e così crollò addormentato.
Furono svegliati dai primi raggi dell’alba.
-Uff, che sciocco. Avrebbero potuto trovarci ed ho abbassato la guardia. Sono due giorni che non ne faccio una giusta!- Evelyn si risvegliò e, improvvisamente, si rese conto di aver dormito mezza nuda attaccata a uno sconosciuto! Si staccò da Bretagna e si strinse nella vestaglia. 007 la guardò per un lungo istante, poi ritrasse lo sguardo imbarazzato.
- Bè, sembrerebbe una volta a ciascuno!- rise per sdrammatizzare. Anche Evelyn rise: quell’uomo sembrava più a disagio di lei e…non ne aveva incontrati molti, di quell’età a disagio con una sedicenne!
- Coraggio, rivestiti, che non ti guardo. Sei più carina con i tuoi jeans e senza trucco!- di nuovo una frase così, che le suonava a metà tra insulto e complimento: la guardava come si guarda una donna e la trattava come se fosse una bambina!
Bretagna se ne stava seduto con le spalle contro il muro guardando le cime degli alberi fuori la finestra.
-Perché fai questo mestiere?- Evelyn fu seccata da quella domanda.
-Cosa cavolo vuoi? Arrivi nella mia vita facendo il buon samaritano e non conosco neanche il tuo nome!-
Aveva ragione. Come darle torto? Si girò verso di lei, che stava finendo di infilarsi una canotta bianca.
-Bretagna. Questo è il mio nome. Ma non è tanto importante il nome, quanto piuttosto quello che sono in realtà….- Evelyn si fermò, incuriosita e meravigliata da questo cambio di atteggiamento.
-Ora, è più difficile da dire che da mostrare…o viceversa! Io…sono un cyborg ed ho il potere di trasformare il mio corpo. – la ragazza gli lanciò uno sguardo indignato, come se lui si stesse prendendo gioco di lei, ma..
-Aspetta. Ti faccio vedere…- In quel momento 007 trasformò la sua mano in un ramo fiorito – non voglio spaventarti…e in questo stato non potrei neanche spingermi oltre…ecco. Ora sai chi sono.
- Tu…non ci posso credere…non sei un essere umano?!
- Si…no…Cioè…lo ero…e in parte lo sono. Tuo nonno l’ha capito dalla mia ferita: un altro al mio posto sarebbe morto dissanguato. È per questo che mi aveva chiesto di allontanarmi quanto prima da voi…ma, a quanto pare, sono riuscito lo stesso a mettervi nei guai!
- Mio nonno ha fatto questo?
- Non giudicarlo: aveva ragione. – poi tentò nuovamente di sdrammatizzare - Sai, tuo nonno ha la stessa corporatura di un mio amico, solo lievemente più piccola. Penso che Geronimo, da vecchio, potrebbe assomigliargli!
- Il tuo amico è più grosso di mio nonno? Caspita!- Bretagna si sentì rasserenato nel vedere che Evelyn sorrideva di nuovo. Gli sembrò di essersi tolto un peso. La ragazzina si era pulita il viso e aveva di nuovo legato i capelli. Aveva un aspetto anche più candido di certe sue coetanee, eppure…Ad ogni modo, quel sorriso, con quelle fossette e quegli occhi cerulei avevano quasi un effetto “terapeutico” su di lui.
- Il mio “mestiere”…- disse Evelyn seria dopo un attimo di silenzio – sono stata obbligata da mr. Harley: mia madre è morta quando ero bambina e mio padre mi ha cresciuta da solo. Qualche anno fa si è ammalato di cancro e per curarlo mio nonno ha dovuto chiedere dei soldi in prestito a mr. Harley. Ancora si tormenta nei sensi di colpa, per questo! Poi, un anno fa, mio padre è morto e mio nonno non riusciva più a pagare il debito. Prostituirmi per restituire il denaro è stata l’opzione proposta da quell’usuraio e l’unica strada per salvarci. Fine della storia. –
Bretagna era rimasto in silenzio totale (e non era facile farlo stare in silenzio!): ecco perché Evelyn rifiutava di parlarne e perché il vecchio possedeva quelle dosi di morfina; non sapeva cosa dire, si era perfino pentito di averle fatto quella domanda e malediceva la sua completa mancanza di tatto; al tempo stesso sentiva salire dentro di sé un dolore e una rabbia provati solo rare volte. Fu l’espressione spaventata della ragazza a fargli rendere conto di aver completamente deformato con la mano una spranga di ferro battuto appartenuta probabilmente a un vecchio letto; si era anche ferito le dita senza accorgersene: quelle cose non gli riuscivano “bene” come accadeva a Jet e a Joe! L’unica cosa che gli riuscì di dire fu: - Non dovrai farlo più. In un modo o nell’altro ti tirerò fuori da questa situazione. Te lo prometto!- la ragazzina lo guardò con gratitudine, ma faticava parecchio a credere a quelle parole.
- Ma tu…sei da solo e in questo stato…
- Infatti. La prima cosa che devo fare è raggiungere quel maledetto telefono e far venire qui i miei amici. Il resto verrà da se. Aspettami qui e non ti muovere prima del mio ritorno: quei tizi si spostano in questo zona, a quanto pare, e non penso che abbiano rimosso lo sgarro di ieri sera.
- E tu? Se Olden ti vede ti ammazza!
- Oh, io ho sette vite come i gatti. Ne ho già bruciata qualcuna, ma stai certa che il simpatico stupratore di minorenni non mi preoccupa più di tanto! E poi ho i miei “trucchi” per non farmi riconoscere da lui: mica esco allo scoperto con questa faccia!- Bretagna si era alzato dal pavimento; l’adrenalina l’aveva “rimesso a nuovo”. Appoggiò le mani sulle spalle di Evelyn e le ripeté nuovamente: - Tornerò presto, vedrai. Se quelli dovessero venire qui, hai già visto la via di fuga!-
- S..sì. Va bene.-
- Cosa c’è?- chiese Bretagna, notando un’espressione strana sul viso della ragazza.
- Niente, io…- Evelyn si sollevò sulle punte e gli diede un piccolo bacio sulla bocca - …buona fortuna!-
Con un inspiegabile principio di tachicardia, Bretagna si diresse con uno dei suoi camuffamenti verso il locale della sera prima.
Intanto, da tutt’altra parte, il Dolphin avanzava nell’oceano dirigendosi verso la costa. A bordo l’atmosfera era piuttosto tesa.
-Ti sei messo in contatto col dottor Gilmore alla base? Quell’idiota si è fatto vivo?- chiese Jet a Joe continuando a camminare nervosamente su e giù come un cane in gabbia.
- Si, due minuti fa. Nessuna novità.-
- Nemmeno 001 ha tentato un contatto?-
- Ivan dorme ancora. Quindi niente contatto. Dobbiamo basarci esclusivamente sui dati in nostro possesso, sperando di non fallire.-
- Dannazione! Se è ancora vivo, giuro che questa volta l’ammazzo io!!-
- Prendi il bigliettino e mettiti in fila! – disse Chang simulando un minimo di calma.
- Non capisco perché diavolo si ostini ad agire in questo modo impulsivo!- la frase, sulla bocca di Jet, suonò a tutti stravagante!
- Bè, è tipico dell’ariete – la voce apparteneva a un tipo smilzo con una grossa chioma da rasta, pieno di piercing e tatuaggi, ammanettato mani e piedi a una delle poltrone del Dolphin – l’ariete è un segno di fuoco, agisce d’istinto in base alle pulsioni del suo animo, e tuttavia è dotato di una altrettanto forte determinazione. Il vostro amico è nato l’1 aprile, no?-
- AAARGH!!Io questo qui non lo sopporto più!!!Ma con tutti gli ostaggi che potevamo prendere, proprio un logorroico appassionato di astrologia doveva toccarci?!!-
- Che pretendi?- intervenne Pumna – mica potevamo selezionarlo in base a un colloquio!-
- Anche l’acquario a volte pecca di irrazionalità!- disse l’uomo – e tu sei….-
- Si, sono un acquario!! Chang, sei stato tu a dirgli tutte le nostre date di nascita??-
- Bè…sai, per ingannare il tempo!-
- Comunque non mi sembra una grande idea fornire informazioni personali a un nemico!- sospirò Pumna.
- Andiamo, chi vuoi che si metta sulle tracce di qualcuno in base alla data di nascita?- disse Chang.
- Veramente in passato qualcuno lo fece – rispose Albert – si chiamava Erode!-
- Ad ogni modo – disse Françoise – non è che sia sparito senza tentare del tutto di informarci. Vi ho già detto che ha comunicato per pochi secondi con me con la trasmittente… dicendo di, parole testuali,” non preoccuparci per lui” e che si trovava “a bordo di”. Poi si è spento il contatto.
- Ecco. Se non avesse del tutto ignorato il dono della sintesi adesso sapremmo qualcosa in più – sospirò Chang.
- Una cosa è certa: ha seguito mr. Harley, il tirapiedi di M.– disse Joe.
-….una gran furbata, quando bastava appiccicare una microspia al suo aereo!- ribatté Jet.
- Ha agito d’istinto. Con tutto quel caos non ci ha pensato!- lo giustificò Françoise.
- Già. È un ariete, lui!- disse ironico Jet al prigioniero, che annuì.
- Purtroppo – continuò Joe - ritengo anche abbastanza certo che sia nei pasticci, dal momento che la sua trasmittente sembra essere stata abbandonata chissà dove!-
- Fortunatamente ci pensa il nostro amico, qui, a condurci a destinazione!- disse Albert.
- Va bene. Le stelle mi dicono che le cose mi andranno bene! Perché vi interessa tanto mr. Harley?-
- Non ci interessa mr. Harley, ma il suo “padroncino”, mr. M.! Harley è solo un criminale da quattro soldi!- rispose Albert.
- Sarà da quattro soldi, ma se voi non mi aiutate a nascondermi da lui, dopo manderà i suoi scagnozzi a uccidermi!-
- Non preoccuparti. L’importante è che fai il bravo e ci conduci da lui. -
- Sentite, già ché sono dei vostri, potrei avere un poco di marijuana? -
- Quale marijuana?- disse Francoise – JEET??-
- Hey, è un prigioniero! Ho solo pensato che fosse corretto confiscargliela!-
Albert scosse la testa – non so se finirò io per ammazzare qualcuno, oggi!-
- Oh, non lo faresti, non su una scia emotiva! Quelli della vergine…-
Mentre l’ostaggio distruggeva i già provati nervi della squadra, Bretagna non aveva ancora raggiunto la sua meta che vide arrivare proprio davanti a sé Mark Olden con uno dei suoi compari.
“Diamine, è destino! C’ha ancora la faccia incazzata!” pensò osservandolo.
- Lascia perdere – gli diceva l’altro uomo - tanto deve per forza tornare qui, altrimenti il capo farà saltare la testa a suo nonno!-
- E io qui l’aspetto. E quando la vedo non potrà più fare tanto la preziosa!-
Sentendo suo malgrado quelle parole, Bretagna si chiese se non era il caso di cambiare subito i connotati a quel tipo, ma fortunatamente il suo “Chang interiore” gli sussurrò di tirare un bel respiro, contare fino a dieci e di rimandare la “carneficina” a un momento più consono. In quel momento arrivò un altro tizio dalla faccia poco rassicurante a bordo di una grossa moto e si parò davanti ai due.
-Olden! Non perdere tempo! Il capo ci ha chiesto urgentemente di fargli da scorta per andare da mr. M.!-
- Che diavolo dici! Se è stato proprio lui a dirci che la visita a M. era rimandata fino a quando non prendevamo quella fottuta spia!-
- A quanto pare ha cambiato idea: M. lo ha convocato immediatamente per via della storia dell’ultimo carico. Non ci sarà da divertirsi: merce perduta, uomini morti o spariti e quei fantasmi vestiti di rosso che non si capisce chi diavolo li manda!-
- Ma io non ho chiuso occhio!-
- Fatti tuoi! Vai a prendere le armi e fatti trovare a casa del capo al massimo tra mezz’ora!- detto questo filò via, tra le imprecazioni di Olden.
Bretagna quasi non ci credeva: se si muoveva bene e se riusciva a resistere ancora un po’, aveva la possibilità di salvare quella missione e di trovare immediatamente la base del diretto contatto con i Black Ghost!
Non aveva un attimo da perdere: si sarebbe sostituito a Olden (d’altra parte quei tipi si conoscevano tutti tra loro e Olden era l’unico che aveva avuto modo di “studiare” come personaggio), avrebbe avvertito Evelyn (che a quel punto non correva alcun pericolo) e si sarebbe fatto indicare da lei la casa di Harley (dopotutto suo nonno era certamente stato lì per ricevere i “prestiti”). Un mezzo per comunicare se lo sarebbe certamente procurato tra la strumentazione dei nemici.
Seguì Olden fino a casa sua, aspettò che si procurasse l’ equipaggiamento e, tramutatosi in un gatto, penetrò nell’appartamento; veloce come un fulmine, tramortì il teppista con un preciso colpo alla nuca, gli legò mani e caviglie e lo infilò sotto il letto non prima di averlo spogliato ed aver indossato i suoi vestiti, di inequivocabile gusto neonazista. Prese la moto del tale e tornò alla “casa dei fantasmi”. Evelyn ebbe non poca paura nel vedere Mark sotto la sua finestra, ma Bretagna le fece cenno e rivelò il suo vero volto. Dieci minuti dopo aveva raggiunto gli altri quindici uomini incaricati di fare da scorta.
Il gruppo si imbarcò su un piccolo aereo militare e partì. Bretagna stava seduto in silenzio in mezzo agli altri: non voleva rischiare di farsi scoprire e, soprattutto, non sapeva quanto tempo avrebbe potuto sostenere quella trasformazione avendo le cellule danneggiate. “Certe volte vorrei avere un corpo che funzionasse come sta scritto nei manuali di medicina! ”pensò. Poi l’occhio gli cadde su una meravigliosa trasmittente, con la quale avrebbe inviato direttamente ai suoi amici il segnale grazie al quale lo avrebbero localizzato. Purtroppo il suo silenzio fu forzatamente interrotto dal vicino di posto.
-E basta, Mark, con quella faccia! Solo perché uno stronzo ti ha rovinato la scopata!-
“Mmm… sono capitato in mezzo alla Oxford University!” Bretagna cercò di non dargli confidenza e si girò dall’altra parte. L’altro non mollava.
-…anche se capisco che quella troietta la tira a tutti! Ma secondo me quello che ti rode è esserti fatto stendere da una mezza cartuccia! Se lo sapesse il capo!-
- E tu non glielo dirai, vero?-
- Dipende!- il tizio rise.
-Zitto!-interruppe un altro a bassa voce – se il capo scopre che quello dell’altra sera era lo stesso che ci è scappato nel bosco, ci riempie le gambe di proiettili!-
- Almeno io sono riuscito a colpirlo!- disse un uomo biondastro dalle braccia enormi e muscolose – ancora non capisco come sia riuscito a sfuggirmi!-
“Quindi sei tu il bastardo dell’altra notte! Almeno ti guardo in faccia, brutto codardo!” pensò Bretagna.
-Ti è sfuggito perché non l’hai colpito! –
- E’ caduto a terra! –
- Sarà inciampato in qualche radice!-
- Resta il fatto che è scomparso, come inghiottito dall’inferno! –
- Se è uno di quelli che ha attaccato il carico l’altro giorno, deve essere una specie di ninja. Dico, gli hai visti quei figli di puttana come si muovevano? Erano velocissimi e silenziosi, come dei veri fantasmi! Mai vista una cosa del genere!-
“Mica male quando i nemici ti fanno dei complimenti!”. Mentre gli altri erano distratti a parlare, Bretagna pensò che era il momento di entrare in azione “devo inviare immediatamente il segnale o dopo avrò seri problemi: non so quanto tempo ci metteranno a raggiungermi e sta sparendo di nuovo l’effetto della morfina. E poi, spero di sbagliarmi, sta pure arrivando la febbre! Vediamo… userò il trucchetto della “maschera”.
Gli uomini di Harley non si accorsero che il viso di Olden era diventato stranamente immobile ed inespressivo ma, se avessero sbirciato dietro le sue spalle, avrebbero visto la faccia di Bretagna sbucare in mezzo ai capelli del compagno e un paio di misteriosi tentacoli armeggiare con l’impianto radio.
“Ok. E’ fatta! Speriamo bene! Ora non mi resta che andare alla toilette a prendere l’ultima dose di “analgesico” e attendere gli eventi.
Gli eventi non si fecero attendere. Pochi minuti dopo l’aereo atterrò sul ponte di una grossa nave e Bretagna fu costretto a scendere con gli altri uomini. Il fatto che il loro capo li avesse voluti armati fino ai denti non era buon segno: si aspettava certamente qualche brutta sorpresa, e aveva ragione. Mr. M in persona li accolse in un grande salone circolare e, senza dare ad Harley il tempo di parlare, gli fece una lunga ramanzina sull’incuria e la superficialità con cui aveva gestito il prezioso carico da lui affidatogli.
-…Ti avevo detto di stare attento perché probabilmente avresti ricevuto ”visite” e così è stato. Scegli i tuoi uomini come farebbe l’ultimo dei piccoli boss locali: ragazzini impreparati e tossici! –questa affermazione fece crescere la tensione tra gli uomini di Harley, violenti e nerboruti ma, effettivamente, alquanto impreparati. A differenza loro, 007 non era troppo concentrato sulle parole di mr. M, ma guardava in alto e ciò che vide non gli piacque: tutt’attorno alle pareti della sala c’era una balconata piena di uomini armati in assetto di guerra e, guardando meglio, M. era seduto al di là di un trasparentissimo vetro antiproiettile! Erano praticamente circondati e, come le parole di M. suggerivano, futura carne da macello. Bastava un segnale…solo un segnale del loro capo…un cenno della mano…che solo 007, teso come una corda, riuscì ad anticipare scattando all’indietro e nascondendosi dietro a un pilastro. In pochi secondi venne giù una pioggia di proiettili e il pavimento divenne un lago di sangue. Con le poche forze che aveva e la pistola di Olden tra le mani, Bretagna cercò una via di fuga, ma si ritrovò la strada sbarrata da una grande porta metallica. Pensò che come ultime parole “è finita, ho fallito” fossero proprio scadenti. A salvare la sua immaginaria sceneggiatura, ecco improvvisamente sbucare dalla parete del corridoio, esattamente tra lui e gli uomini armati, un enorme braccio dalla pelle rossa, seguito dal gigantesco corpo di Geronimo che gli fece da scudo. Era di nuovo, miracolosamente salvo.
– Sei stato fortunato – disse l’amico mentre, con un semplice pugno, sbaragliava una dozzina di avversari – è stata 003 a vederti attraverso la parete!
Dall’altra parte del corridoio apparve Joe, proprio come un fantasma.
-Scappiamo, presto! Abbiamo minato la nave!-
I tre corsero all’aereo di mr. Harley, dove li aspettava il resto della squadra a eccezione di Pumna, che aveva disposto gli esplosivi sotto la nave, e di Chang che era rimasto a bordo del Dolphin.
Finalmente 007 era di nuovo “a casa”. Ancora frastornato guardava dall’oblò il fuoco sulla nave di mr. M.
Solo dopo un po’ si girò, incontrando gli sguardi infuocati dei suoi amici.
-C…che c’è? E’ andato tutto bene, no? Missione compiuta!-
- Si può sapere per quale diamine di ragione ci hai avvisati all’ultimo momento??? Volevi un ingresso in scena più spettacolare o speravi che finisse come una tragedia shakespeariana?!!- scattò subito Jet – cosa hai fatto per due giorni, sei caduto in letargo o non hai avuto tempo?!! – normalmente Bretagna si sarebbe fatto piccolo piccolo davanti alla “ragionevole” furia dell’amico, ma questa volta era così felice e sollevato che quasi lo avrebbe abbracciato!
- Andiamo, Jet! Ci manca solo che dici “questa casa non è un albergo” e poi sembri mia madre!-
- Deficiente!!- fece Jet cercando di mettergli le mani addosso mentre Joe lo tratteneva.
- Calmati! Sono certo che se non si è fatto vivo ha avuto delle buone ragioni: dopotutto non è da lui fare una cosa del genere!-
- Effettivamente erano buone. Devo dirvi un bel po’ di cose ma…- si trattenne dal rivelare della ferita perché sapeva che dopo non sarebbe più riuscito a salutare Evelyn e suo nonno - …prima vorrei verificare se gli amici che mi hanno aiutato stanno bene. Vi dispiacerebbe se passassimo un attimo da loro?-
Nessuno poteva dire di no a questa richiesta. Solo allora, Bretagna notò il tizio con la chioma da rasta ospite del Dolphin..
-E quello chi è?
- Mi chiamo Max. Prima ero cattivo, ma poi i tuoi amici mi hanno riportato sulla retta via e ora sono anche i miei amici!
- Io non lo sopporto più! – esclamò Jet.
- Non so se era cattivo, ma sicuramente è fumato! – commentò Bretagna.
- Però ci ha dato una mano: è stato lui a portarci prima alla villa di Harley e a dirci che i suoi incontri con M. avvenivano di solito in mezzo al mare- spiegò Joe.
- Harley era un sagittario. Pessima giornata per i sagittari!-
- Infatti è morto!- fece 007.
Quando arrivarono al villaggio di Evelyn, “parcheggiarono” il Dolphin su un laghetto e un po’ tutti scesero dal mezzo.
“Adesso che scopriranno che non gli ho detto niente della ferita per venire qui mi ammazzeranno sul serio! Forse soffro meno se mi lascio morire da solo!” pensò Bretagna mentre andava alla casa del nonno di Evelyn. Max era del posto e lo seguì insieme a Joe e a Chang per recuperare alcune cose dal misero appartamento dove alloggiava: il Dolphin gli aveva promesso un passaggio verso un’altra località, per cambiare vita.
Quando Max vide la casa dove 007 era diretto, esclamò:
-Ma no! Non mi dire che sei amico di Evelyn la puttanella!-
- Non ti permetto di parlarne in questo modo!-
- Calma, non ti scaldare! Non lo dicevo in senso dispregiativo! E’ solo per dire che è piccolina e fa la puttana! Comunque, massimo rispetto!-
Evelyn vide 007 da lontano e gli corse incontro: era preoccupatissima e gli chiese spiegazioni. Seppe solo della morte di Harley. La ragazzina corse in casa a chiamare il nonno.
Chang guardò Bretagna di sottecchi.
-Cosa cè?-
- Il modo in cui guardi quella ragazzina. Guarda che so fare due più due.-
- Bravo. Se ti iscrivi a un corso di matematica potresti anche fare di più!- niente irritava di più Bretagna quanto Chang quando gli diceva la verità su se stesso. Per l’amico lui era trasparente come una bottiglia!
- Stai attento. Hai trenta anni più di lei!-
- Allora sai anche fare le sottrazioni! Vedi che in poco tempo fai passi da gigante…”gigante” in senso metaforico, s’intende!-
- Non essere evasivo come al solito!!Sai benissimo di che sto parlano e sarà bene che tu ci rifletta su prima di commettere sciocchezze!-
- E come? Non ce ne sarebbe il tempo!-
- Intendi dire che se ne avessi il tempo faresti sciocchezze? –
- Certo che no! Guarda che le so fare anch’io, le sottrazioni!-
Il nonno di Evelyn disse loro di accomodarsi; la notizia della morte di quell’uomo che tormentava lui e la nipote lo aveva rimesso al mondo.
Joe e Chang si intrattennero a parlare con l’uomo, mentre Evelyn, dopo aver salutato con calore Max, portò Bretagna su una panchina all’esterno, come per volergli dire qualcosa.
-Ma sei stata anche con quel tipo assurdo?-
- Chi, Max? A dire il vero, lui veniva da me ogni tanto. Era sempre squattrinato, così facevamo ben poca roba, però, nonostante l’aspetto, è sempre stato gentile. Dopo che l’avevo “accontentato” mi faceva sempre l’oroscopo. Era proprio un fissato!-
- Me ne sono accorto: sembra che mi conoscesse da prima ancora di incontrarmi! Mi ha fatto tutto il quadro astrale: sembra che io sia il tipico rappresentante dell’ariete!-
In quel momento Max si affacciò sulla porta. – Volete dell’erba?- Bretagna lo fulminò con lo sguardo.
-No, grazie. – rispose la ragazzina. Max si accomodò accanto a loro rullandosi lo spinello. – che farai, adesso?-
- Mha, cambio aria. I vostri amici si sono offerti di darmi una mano. Chang mi ha proposto di lavorare come astrologo, ma io ho sempre pensato a questa cosa come a un hobby.-
- Interessante. E il vero lavoro quale sarebbe, lo spacciatore di droga?-
- Amico, quello offriva il mercato!-
- Ascolta il consiglio di Chang: rendi meglio come astrologo!-
- Scusa, Max, volevo parlare un attimo con lui.-
- Prego, lo sai che non limito nessuno!-
- Lo so. Mi sa che è meglio se ci allontaniamo un poco!- fecero pochi passi tra gli alberi che circondavano la casa.
- Non è che mi violenti? - fece Bretagna.
- Scemo!- rise Evelyn- però…- davanti a quel “però” Bretagna ebbe un sussulto e percepì distintamente la sua buona coscienza in forma di angioletto sussurrargli: - Idiota! Come ti vene in mente di fare simili battute a una bambina?!-
- Ehem…Che volevi dirmi?- disse, tentando di “bypassare” la gaffe.
- Ecco…da quando ti ho incontrato sono successe tante cose e troppo in fretta. Forse penserai che sono pazza, ma…nessun uomo ha fatto per me ciò che hai fatto tu e…-
- Bè, un padre lo avrebbe fatto. –
- Si, potresti essere mio padre…effettivamente mio padre è morto che aveva la tua età…-
- Ehem…lo sai che, davanti a questa affermazione, una persona che non sia un gentleman farebbe un gesto poco elegante!-
La ragazzina rise. – Lo so. Ma tu sei un gentleman, e si sa, e’ sempre così: alle brave ragazze piacciono i teppisti e alle cattive ragazze piacciono i gentleman – a questo punto, Bretagna si sentì davvero in difficoltà: generalmente era lui che si dava da fare (e doveva anche faticare parecchio!) per far capire a una donna di avere un qualche interesse per lei, e adesso riceveva una specie di dichiarazione da una che nemmeno poteva ancora definirsi “donna” nel senso anagrafico del termine!
- Tu non sei una cattiva ragazza… (e, se continui così, io rischio di non comportarmi più da gentleman!) quindi cade il principio che sorregge la tua affermazione! Inoltre resta il fatto che potrei essere tuo padre! –
- …ma non lo sei! Davvero non ti è mai venuto in mente di andare con una minorenne?-
- Non riesco davvero a immaginare che tipo di persone hai conosciuto perché possa sembrarti tanto strano che a qualcuno non venga in mente di andare con le minorenni! Comunque, a dire il vero, una volta sono stato con una sedicenne…-
-Davvero? Quando?-
- Quando avevo 18 anni!-
- Bè, almeno sai com’è starci…-
- Veramente non ci sono “stato” in senso biblico. All’epoca non te la davano mica tanto facilmente…oops, scusa non volevo dire…-
- Figurati. Me lo diceva anche mio padre: altri tempi! Io, invece, sono, per forza di cose, andata anche con persone brutte e vecchie…-
-…quindi una più una meno non fa differenza!-
- Non volevo dire questo. – ora Evelyn perse di colpo il tono divertito e malizioso che aveva avuto fino a quel momento - Volevo dire che…anche se potresti essere mio padre…anche se so che non staremo mai insieme…ecco…tu mi piaci sul serio. Vorrei…ecco…vorrei iniziare la mia nuova vita facendolo con qualcuno…che mi piace sul serio!-
A questo punto, anche Bretagna si fece insolitamente serio – Evelyn, tu sei stata così incredibilmente sincera con me che io…Bè, a questo punto è giusto che anche io sia del tutto sincero con te!-
In quel momento, l’angioletto della buona coscienza iniziò a sentirsi disperato : - NOOO! CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!! Tra l’altro hai la febbre a 40, come fai a non accorgertene??? Smettila di chiacchierare e svieni, come avresti dovuto fare già sei ore fa!!– poi si voltò verso il piccolo diavolo che gli stava a fianco : - sei stato tu a suggerirglielo, vero??-
- Vuoi scherzare? Andare con le minorenni è un reato federale!-
Bretagna fece una pausa, come per cercare le parole giuste. – Tu mi piaci, anche un po’ troppo, e non sei carina, sei bellissima! Ma, se facessi qualcosa con te, oltre che infrangere la legge, rischiare di essere ucciso prima da tuo nonno e, dopo la reincarnazione, anche da Chang; oltre a sentirmi una specie di pedofilo…Ecco…Io faccio sempre una gran fatica a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e…sento che tutto questo è sbagliato…e… rischio di distoglierti dal cercare la persona giusta per te!-
- E tu come fai a sapere qual è la persona giusta per me? –
- Non ci vuole molto: intanto dovrebbe essere UMANA e non geneticamente modificata. Questo è il requisito di partenza, che mi esclude automaticamente dalla rosa dei possibili candidati e… inoltre, mi conosco bene: so che potrei rischiare di… provare qualcosa di troppo nei tuoi riguardi e…rischierei di diventare come il personaggio di Humbert Humbert, che, tra l’altro, ho sempre detestato! Ecco, da qualunque punto di vista io guardi questa faccenda, rischierei comunque di comportarmi in modo troppo egoista. –
- Veramente – disse Evelyn con una espressione triste e arrabbiata sul viso – anche io sono abbastanza egoista, quindi… posso dire che non mi importa niente di quello che hai detto!- e, pronunciate queste parole, lo abbracciò e gli diede un passionale bacio sulla bocca! La cosa assurda fu che, per i primi istanti, fu ricambiata: poi, con uno sforzo assurdo, il “Chang interiore” riprese il sopravvento.
– Evelyn… non posso. – La ragazza scoppiò in lacrime e fuggì via. Dopo neanche due secondi, Max si materializzò dietro le spalle di Bretagna:
-Comunque, amico, io non l’ho detto ai tuoi compagni per non farli preoccupare, ma questa è decisamente una gran brutta settimana per gli arieti. L’unica cosa che si salva un poco è il lavoro!
- Ah si? Chissà perché, me n’ero accorto…
Dopo una mezz’ora, Joe e Chang stavano risalendo con il loro amico sul Dolphin. In presenza del nonno, Evelyn e Bretagna fecero finta di niente, ma il saluto fu piuttosto mesto da parte di entrambi; il vecchio non vi fece caso: era troppo felice per la fine di mr. Harley.
Appena le porte del Dolphin si richiusero, 007 si avvicinò a Françoise: ormai doveva per forza raccontare ciò che gli era realmente successo. La ragazza si accorse immediatamente della situazione. - Ma tu…stai scottando!!- - E’ proprio di questo che volevo parlarti…- In quell’istante Max giunse trafelato.
- Amico, che spavento terribile!!-
- Che è successo, questa volta?-
-Ho incrociato per strada Mark Olden: per poco non mi vedeva! Potrebbe aver scoperto che li ho traditi! Altrimenti che ci faceva in quel villaggio?-
- Mark Olden?!- a Bretagna venne un colpo – dannazione, me ne ero completamente dimenticato! Che idiota che sono! Deve essersi liberato e se è al villaggio di Evelyn è certamente perché cerca ancora vendetta…Françoise, prestami la trasmittente e il paralyser: Evelyn è in pericolo! – la ragazza lo guardò frastornata mentre le sfilava l’arma dalla cintura e apriva il portello del Dolphin orma in volo senza darle il tempo di reagire o di fermarlo; Bretagna si era fatto spuntare due grandi ali al posto delle braccia e volava rapido verso terra; visto da lì sembrava uno strano angelo calvo vestito di scuro. Max non fece una piega e, rullandosi l’ennesimo spinello, sospirò laconico: - Tipico dell’ariete!-
Di nuova la stessa sensazione di quei giorni: essere al limite, con uno stato confusionale addosso e dei terribili dolori messi nuovamente “in sala d’attesa” dalla violenta scarica di adrenalina; mentre avanzava veloce verso l’abitazione della ragazzina, Bretagna pensava una sola cosa: - Dio, ti prego, fammi arrivare in tempo anche stavolta; solo questa e poi basta: se ti fa piacere, dopo, puoi anche farmi fuori, ma ti prego, fammi arrivare in tempo! – Quasi sfondò la porta già aperta dell’abitazione; il vecchio era steso a terra incapace di rialzarsi: Olden doveva averlo colpito con una spranga o qualcosa del genere; parlando a stento riuscì a dire: - L’ha portata con sé…verso la foresta… i…il vecchio capanno degli attrezzi…- ora sapeva che non dovevano essere troppo lontani da lì; di nuovo la corsa, la febbre, l’adrenalina…gli sembrò quasi di essere diventato 009, per la velocità con cui gli alberi gli passavano accanto… una voce…difficile orientarsi all’imbrunire, non aveva certo la super-vista! Ecco una luce flebile, come di una torcia elettrica, piccoli lampi luminosi attraverso la microscopica finestra di una costruzione di legno…e la voce di Evelyn spezzata dal pianto. Nuovamente si fiondò attraverso la porta e si lanciò contro l’uomo facendogli mollare la presa; questa volta Olden si riebbe subito dalla sorpresa e, approfittando della debolezza dell’avversario, passò al contrattacco con una scarica di pugni; Bretagna cercò di reagire e, nella colluttazione, i due si ritrovarono a rotolarsi tra gli alberi fuori dal capanno; solo quando Olden ebbe un istante di esitazione per tirare fuori il suo coltello, Bretagna estrasse il paralyser e lo colpì; poi si rialzò veloce e corse dentro a controllare come stesse la sua amica; Evelyn era terrorizzata e si era risollevata contro la parete di legno per assistere alla scena, senza riuscire a staccarsi da lì; Olden le aveva fatto a pezzi la camicetta e il reggiseno, aveva inferito con violenti graffi sul suo bel petto candido e l’aveva stordita con uno schiaffo al viso mentre tentava di sfilarle i pantaloni; per Bretagna vederla in quello stato era un colpo al cuore; la ragazzina si strinse forte a lui piangendo. – E’ morto?-
—N…no, l’ho solo tramortito…poi chiameremo la polizia…- disse tentando di consolarla; le accarezzò piano il viso, ravviandole i capelli scompigliati e intanto la stringeva e le baciava la fronte…Evelyn tremava, cercava di farsi forza e quasi non si resero conto di quello che facevano quando iniziarono a baciarsi con una passione sempre più crescente…Questa volta Bretagna fu incapace di ragionare o di opporre resistenza…Evelyn aveva un corpo meraviglioso, come quello di un fiore ancora non sbocciato. Lo fecero sul pavimento polveroso di quel capanno degli attrezzi, dimenticando per un istante tutto il resto… Fu strano, perché Bretagna non lo fece come lo avrebbe fatto in quel momento, ma esattamente come se avesse avuto vent’anni.
In un angolo sperduto della mente, la buona coscienza disse “Io ci rinuncio!” e la cattiva “Oh, non farne un dramma: lo sai che non ascolta mai nessuno: lascialo perdere e facciamoci una partita a carte!”
Quando si fermarono, Evelyn sorrideva riprendendo il respiro e lui le accarezzava i capelli e le spalle. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare, ma questa volta Bretagna aveva tirato un po’ troppo la corda e, se qualche attimo prima aveva pensato che, in fondo, poteva anche essere il momento migliore per morire, forse non era il caso di farlo davvero. Fu allora che la ragazza si rese conto di quanto stesse male; lui le prese il polso e cercò di non farla agitare –p…prendi questa – le disse passandogli la trasmittente – e c…chiama Joe!- Il resto furono immagini sfocate degli alberi in movimento, del viso preoccupato di Evelyn che seguiva Françoise, della sagoma del Dolphin…poi il buio assoluto.
Mezz’ora dopo Evelyn stava seduta con Françoise e Chang fuori dall’infermeria della nave insieme a Geronimo. 003 le aveva prestato dei Jeans e una camicetta e le aveva messo del ghiaccio sul viso. La porta si aprì quasi subito e ne uscì Joe, sorridendo rassicurante. Immediatamente rispose agli sguardi interrogativi, rivolgendosi alla ragazzina: - Non preoccuparti: le sue condizioni, anche se non sono buone, sono sotto controllo. Credo che, se avesse aspettato oltre o avesse usato i suoi poteri come fa di solito, non l’avremmo recuperato Temevamo che fosse entrato in uno stato di precoma, ma, quando abbiamo cercato di rianimarlo, ha reagito quasi subito. Adesso è cosciente e se ne sta occupando Pumna; io sono uscito perché so che lui lavora meglio da solo; stai serena, è il migliore di noi nell’effettuare le “riparazioni”! Quello che ancora non capisco è la ragione per cui si è precipitato lui a soccorrerti quando invece avrebbe potuto benissimo mandare chiunque di noi a farlo! – Evelyn abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente e sentendosi ancor più in colpa.
-Pumna, sei sicuro di sostituire il professore? Non che non mi fidi, però forse sarebbe meglio non prendere “iniziative personali”!- disse Bretagna con un filo di voce.
- Senti chi parla di iniziative personali! Ti informo che dopo la tua “bravata” siamo tutti intenzionati a fartela pagare e la vendetta sarà lenta e inesorabile!-
- Cosa vuoi fare con quel coltello??-
- Per tua informazione, non è un coltello ma un bisturi e comunque voglio solo tagliarti via quelle bende: ho visto mummie fasciate meglio!-
Da dietro la porta si sentì Pumna urlare.
-CHE COSA?! E tu te ne sei andato a spasso per tre giorni ad affrontare i nemici, conversare con le ragazzine e chissà cos’altro con una ferita del genere?!? A questo punto perché non parti anche a farti una vacanza e ti diamo il primo soccorso tra una decina di giorni!! Giuro che la prossima volta che ti sento piagnucolare perché ti ha graffiato il gatto ti riempio di botte!!
- Eh? – fece Evelyn meravigliata.
- Hem – fece Chang prendendole la mano – ci sono aspetti di Bretagna che per tua fortuna non conosci!
- La situazione non è delle migliori. Farò quello che posso. Dovrò in qualche modo cauterizzare la ferita e rifarti la medicazione; comunque non preoccuparti, ti somministro una dose di anestetico e poi ci penserà il professore al laboratorio per ripristinare i tessuti. Per quanto riguarda i dolori, un analgesico a rilascio prolungato andrà sicuramente meglio della morfina: almeno non saremo costretti a portarti in una comunità per tossicodipendenti! Devi anche prendere delle dosi massicce di antibiotico e farmaci per abbassare la febbre…-
- Perché non prendi una laurea in medicina? -
- Veramente ne ho già presa una in scienze politiche e adesso ne sto prendendo una in veterinaria, che in questo momento mi sarà utilissima per curarti! –
-Vedo che durante la mia assenza siete diventati più spiritosi!-
- Ci siamo dati da fare per sostituirti al meglio!-
- Allora dovrò mancare più spesso!-
- Basta che ci dici dove vai!-
Pumna completò il suo lavoro; sfilò il camice e, prima di uscire dalla stanza disse: - Dimenticavo: nel mix di farmaci che ti ho somministrato ho messo anche dei sedativi che, considerando come stai, credo saranno la parte più importante della cura!-
- No! Potevi dirlo: li avrei presi più tardi! –
- Sii…magari tra un paio di giorni! –
Appena Pumna fu fuori dalla stanza, Evelyn gli venne incontro. – Allora? –
- Tutto a posto. Gli ho dato dei sedativi; credo che possa avere ancora quattro o cinque minuti di “autonomia” prima di crollare, quindi, se vuoi salutarlo, ti conviene entrare immediatamente!- Evelyn non se lo fece ripetere la seconda volta.
– E’ veramente assurdo! - disse Pumna agli amici – non so come abbia fatto, era totalmente su di giri nonostante le sue condizioni; forse un effetto secondario della morfina su quel tipo di organismo, altrimenti non me lo spigo! Se dovesse accadere di nuovo, mi sa che lo addormento con uno di quei proiettili che si usano sugli elefanti! – attraverso la porta accostata dell’infermeria si sentivano le risate degli altri all’esterno. – Sono in gamba, i tuoi amici! – sorrise Evelyn accarezzandogli la mano.
- Certo, altrimenti non sarebbero miei amici!-
- Io…perdonami per tutto quello che è successo. Mi dispiace…-
- Che dici, mi hai salvato la vita per due volte, prima raccogliendomi nella foresta, poi chiamando subito Joe! Piuttosto…sono io che devo chiederti perdono…-
- Anche tu mi hai salvata…in più modi di quelli che sembrano! E poi…per quell’altra cosa… volevo dirti che per me è stato bellissimo! –
- Anche per me, ma… adesso ti auguro di trovare un ragazzo favoloso…bello come Joe, ma meno complicato, se vuoi anche pelato, ma bello e…giovane e che possa amarti e starti accanto…come meriti! –
- Poteva andarmi bene anche meno bello e meno giovane. –
- Dici così anche se non mi hai conosciuto in piena forma!– sorrise Bretagna, scherzandoci su - ti prometto che, se tornerò una prossima volta, cercherò di essere più divertente! –
- Ma mi sono divertita! – rise Evelyn con la sua candida espressione maliziosa.
– Scema! – rise Bretagna – volevo dire che… mi piacerebbe portarti in qualche posto carino…che ne so…al cinema. Che film … ti…piacciono…?- i sedativi presero finalmente il sopravvento e nella stanza rimase solo il rumore dei macchinari attaccati a 007. Evelyn si alzò e gli diede ancora un bacio, tra le labbra e la guancia. – Addio, Bretagna, e grazie ancora!-
Bretagna non sapeva quanto avesse dormito, ma quando riaprì gli occhi non era più sul Dolphin ma nell’infermeria della loro base. Sentì una mano leggera toccargli la fronte, ma si rese conto subito che era Françoise.
– Va meglio? – sorrise.
- Mmm…dipende dai punti di vista. Diciamo che il corpo se la passa meglio della mia coscienza! –
- Caspita! – rise la ragazza – devi aver fatto qualcosa di terribile! –
- Non lo so, Françoise…io sono sempre stato pessimo nel distinguere il bene dal male…e nel resistere alle tentazioni! Speravo di riuscire ad essere una specie di “figura paterna”, ma credo che mi sarebbe riuscito meglio se lei fosse stata un ragazzo, che ché se ne dica degli inglesi da quelle parti! –
- Non voglio chiederti che cosa è successo, ma credo che tu non debba essere così duro con te stesso…-
- Duro con me stesso? Se solo fossi un filino più matto di quello che già sono, mi prenderei a pugni da solo! Anzi, quasi quasi chiedo a Jet di farlo, così rendo anche felice un amico!-
- Ascolta – sospirò seria Françoise – io credo di capire quello che è successo…ma non penso che sarebbe accaduto se entrambi non foste stati in una situazione molto estrema…-
- Grazie, chèrì, sei davvero fantastica nel trovare scuse! Vorrei ricordarti che noi ci siamo trovati spessissimo in situazioni estreme, ma non per questo sono mai finito a fare l’amore con Joe, con Albert o, per restare su un piano leggermente più “realistico”, con te!-
- C…ci hai fatto l’amore?- esclamò la ragazza arrossendo –
- Ehm…tu che avevi capito?-
- Non so, qualcosa di più “innocuo”!-
- Che intendi per “più innocuo”? –
Françoise arrossì di nuovo vistosamente: - Non lo so… ma non “quello”!-
- Mi conosci: se devo fare un guaio, preferisco farlo grosso! –
- Ok…non intendo giudicarti. Però, posso solo dirti che è questa la differenza tra la situazione che hai affrontato e le altre: questa volta eri solo. Ed è una enorme differenza: noi siamo una squadra, non dimenticartelo mai. Da soli rischiamo solo di farci uccidere!-
Bretagna rimase un attimo a riflettere, sentendosi in colpa per un motivo in più – Hai ragione. Archivierò quello che è successo nella cartella “cose da non rifare assolutamente”. Quello che hai detto non giustifica ma almeno spiega il mio comportamento… – per un istante 007 si chiese se la sua amica sarebbe stata altrettanto comprensiva se al suo posto ci fosse stato Joe, ma saggiamente tacque - …ciò che non mi spiego affatto è il comportamento di Evelyn: razionalmente trovo assurdo che una ragazzina di sedici anni possa essere attratta da uno come me! –
Françoise sorrise: - Invece questo è ancor più semplice da spiegare: qualunque donna, a prescindere dall’età, sarà sempre attratta da un “cavaliere” pronto a sacrificare la sua vita per salvarla! Inoltre, devi anche considerare che, purtroppo, per lei era abbastanza “normale” farlo con persone più grandi; non da ultimo, tu, probabilmente, sei stato uno dei pochi uomini a trattarla con gentilezza e a non voler approfittare della situazione…
-…Anche se poi l’ho fatto. Mi domando se un giorno riuscirò a diventare davvero saggio e forte! –
- Certo, quando non sarai più tu! Andiamo, un po’ saggio e forte lo sei già, altrimenti non capiresti nemmeno i tuoi errori: devi solo lavorare un pochino sui tempi di comprensione! – i due risero insieme – e poi – continuò la ragazza – Evelyn non mi sembrava arrabbiata con te, anzi… a prescindere da tutto, l’ha fatto finalmente con qualcuno che le piaceva davvero. –
- E’ incredibile: alla fine sei riuscita davvero a farmi sentire meglio! Dovresti lavorare in qualche centro per la prevenzione dei suicidi! –
- E tu sei sempre il solito. Sai che è strano? Ti ho sempre visto con ragazze più giovani: non riesco proprio a immaginarti con una tua coetanea! Forse perché, infondo, sei una specie di Peter Pan, come tutti gli artisti! Ma, dopotutto, sedici anni sono un po’ troppo anche per te!-
Bretagna voltò lo sguardo e sorrise malinconico fissando il raggio di luce che filtrava dalle tende.
-Già. Sono davvero troppo. Anche per me.
© 13/02/ 2015
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